di Giampiero Catone
L’impulso dato dalle Encicliche di Papa Francesco e dal cambio di rotta degli Stati Uniti hanno imposto la tematica ambientale come priorità per tutti gli Stati. Ma molti Paesi non fanno seguire i fatti alle parole.
LA SVOLTA PER L’AMBIENTE
Fra i tanti effetti negativi della pandemia, possiamo trovarne uno positivo: c’è meno inquinamento nell’aria, nell’acqua e nel territorio come conseguenza della contrazione della mobilità ma, soprattutto, si avverte una più diffusa consapevolezza che occorre un ripensamento generale dello sfruttamento delle risorse naturali e di nuove politiche che si pongano l’obbiettivo di un mondo più pulito e vivibile.
Va dato atto a Papa Francesco, ritenuto allora un visionario pericoloso, di aver avallato, con la sua autorità morale, la preoccupazione e gli allarmi di scienziati, uomini di cultura e semplici cittadini, con le solenni Encicliche ispirate al cantico delle creature di Francesco d’Assisi e alla dottrina sociale della Chiesa.
La sensazione che lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali apre la strada a nuovi virus ha acceso una vasta mobilitazione come quella che ha visto i grandi della terra a dichiarare le loro intenzioni per iniziativa del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden
Le parole pronunciate sono rassicuranti, ma debbono tradursi in fatti.
Sotto questo profilo restano gli interrogativi sulle qualità delle politiche in vari paesi, specialmente, dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia. In Cina, si dilazionano le scelte per l’ambiente di alcuni anni e si annuncia intanto l’apertura di nuove centrali a carbone o il Brasile, che lega a un massiccio piano di aiuti finanziari da parte dei Paesi sviluppati la sospensione delle dissennate pratiche di deforestazione dell’Amazonia.
L’Europa è avanti, sta passando dalle parole ai fatti.
Lo testimonia anche la fisionomia del Recovery plan che lega innovazione, sviluppo e tutela dell’ambient: un obbiettivo recepito nel piano italiano firmato Draghi
“Siamo sull’orlo dell’abisso” ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni unite mentre Biden ha rilevato come questo decennio sarà decisivo per allontanare l’orizzonte di una catastrofe ambientale e Draghi ha ammonito come sia tempo di invertire la rotta finora seguita.
Per quello che ci riguarda come Paese, questo obbiettivo, che si salda a scelte ispirate all’innovazione, alla competitività e alla solidarietà, passa attraverso una serie di riforme: dalla pubblica amministrazione al rapporto Stato-Regioni e al sistema giudiziario, infrangendo i tabù e i corporativismi che da anni bloccano il nostro sviluppo.